Entro il 2028, autori ed editori potrebbero affrontare una perdita di 22 miliardi di euro a causa dell’intelligenza artificiale: l’allarme della SIAE
L’era dell’intelligenza artificiale (AI) sta trasformando profondamente il nostro modo di vivere e lavorare, con impatti significativi su diversi settori, tra cui la musica. Tuttavia, questo progresso tecnologico porta con sé sfide cruciali, specialmente in materia di diritti d’autore. Salvatore Nastasi, presidente della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori), ha recentemente lanciato un allarme durante un seminario a Roma, evidenziando che l’uso non regolamentato dell’AI potrebbe causare perdite economiche globali stimate in 22 miliardi di euro entro il 2028 per autori ed editori.
Nastasi ha sottolineato l’importanza di stabilire regole chiare per l’uso dell’AI nel settore musicale. Le piattaforme di streaming e le tecnologie digitali utilizzano algoritmi di AI per raccomandare contenuti, ma spesso questi sistemi sono addestrati su enormi database di opere protette da copyright senza il consenso degli autori. Questa mancanza di regolamentazione rappresenta una minaccia diretta ai diritti degli autori, compromettendo la loro capacità di guadagnare dai propri lavori.
È fondamentale garantire trasparenza nel funzionamento dei sistemi di AI. Nastasi ha proposto l’introduzione di un obbligo di autorizzazione esplicita da parte degli autori per l’utilizzo delle loro opere. Questo non solo protegge i diritti d’autore, ma favorisce anche un ecosistema più sostenibile per la creazione musicale. Un sondaggio condotto tra i membri della SIAE ha rivelato che solo il 20% degli intervistati ha una visione positiva riguardo all’uso dell’AI nel settore.
Enzo Mazza, CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), ha sostenuto l’urgenza di definire regole specifiche per l’uso dei contenuti nell’addestramento delle piattaforme di AI. Senza una regolamentazione adeguata, i diritti degli artisti potrebbero essere gravemente compromessi. La musica, essendo una forma d’arte altamente creativa, non può essere sostituita dall’AI, che pur generando suoni e melodie, non riesce a replicare l’unicità dell’esperienza umana.
Le grandi etichette discografiche americane hanno già intrapreso azioni legali contro l’uso improprio dell’AI, evidenziando la necessità di un dialogo tra il settore musicale e le tecnologie emergenti. È essenziale che governi e istituzioni culturali collaborino per sviluppare normative che tutelino artisti e creatori. Tra le proposte in discussione ci sono l’implementazione di licenze specifiche per l’uso delle opere in contesti di AI e la creazione di fondi di compensazione per gli artisti colpiti da perdite economiche.
In conclusione, il futuro della musica nell’era dell’intelligenza artificiale dipenderà dalla nostra capacità di trovare soluzioni equilibrate che garantiscano la remunerazione degli autori, preservando al contempo l’innovazione tecnologica. La strada da percorrere è complessa e richiederà un impegno collettivo da parte di tutti gli attori coinvolti, affinché si possa costruire un panorama musicale che rispetti i diritti dei creatori e le potenzialità offerte dall’AI.
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