Martedì, 1000 artisti inglesi, tra cui Damon Albarn, Kate Bush e Annie Lennox, hanno pubblicato un album muto in segno di protesta contro le nuove politiche sul copyright del governo britannico. Anche Brian May dei Queen ha espresso preoccupazioni riguardo all’uso indiscriminato del materiale creativo da parte delle aziende di intelligenza artificiale, avvertendo: “Il furto è inarrestabile”
Il mondo della musica sta vivendo un periodo di grande tumulto, influenzato non solo dalle sfide artistiche e commerciali che i musicisti devono affrontare, ma anche dalle nuove politiche governative che minacciano di alterare radicalmente il panorama creativo. Martedì scorso, un gruppo di circa 1000 artisti britannici, tra cui nomi illustri come Damon Albarn, Kate Bush e Annie Lennox, ha deciso di lanciare un’iniziativa senza precedenti: la pubblicazione di un album muto. Questo gesto simbolico è stato concepito per sensibilizzare il pubblico e richiamare l’attenzione sui rischi legati all’intelligenza artificiale (IA) e alla gestione del copyright.
Il governo britannico ha proposto modifiche alle leggi sul copyright che potrebbero avvantaggiare le aziende di intelligenza artificiale, consentendo loro di utilizzare senza restrizioni il materiale creativo pubblicato online. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni tra i musicisti, i quali temono che il loro lavoro possa essere sfruttato senza alcun compenso o riconoscimento. Tra i sostenitori di questa protesta c’è Brian May, il leggendario chitarrista dei Queen, che ha espresso il suo profondo disappunto riguardo a questa evoluzione.
In un’intervista rilasciata al Daily Mail, May ha commentato con fermezza la questione, affermando che il suo timore è che il danno sia già stato fatto: “Il mio timore è che sia già troppo tardi: questo furto è già stato compiuto“. “È inarrestabile come le tante incursioni che i mostruosamente arroganti miliardari proprietari di aziende che lavorano con l’IA e con i social media stanno facendo nelle nostre vite“, ha continuato.
May ha anche elogiato l’iniziativa dei 1000 artisti, sottolineando l’importanza di rendere il pubblico consapevole delle conseguenze di queste nuove politiche. Ha dichiarato: “Applaudo a questa campagna per rendere il pubblico consapevole di ciò che si sta andando a perdere“, esprimendo la speranza che ci possa essere un cambiamento significativo. La paura che il pubblico possa perdere il proprio accesso a opere musicali originali e autentiche è una preoccupazione condivisa da molti artisti, che vedono nell’IA non solo un’opportunità, ma anche una minaccia concreta alla loro creatività e al loro sostentamento.
La questione dell’IA non è nuova nel dibattito culturale, ma sta acquisendo una nuova urgenza nel contesto delle politiche governative. Le aziende di tecnologia, con il loro potere sempre crescente, sembrano ignorare le implicazioni etiche e morali delle loro azioni, spesso anteponendo il profitto all’integrità artistica. Questo ha portato a una crescente polarizzazione tra i pionieri della tecnologia e i custodi della cultura, con artisti che si sentono sempre più vulnerabili in un ecosistema che sembra progettato per favorire i giganti del settore.
In un momento storico in cui la musica è più accessibile che mai grazie alle piattaforme digitali, il rischio di una standardizzazione e di una perdita di autenticità è palpabile. May ha avvertito che se non si pone un freno a questa deriva, il futuro della musica potrebbe essere in grave pericolo: “Spero che si riesca a porre un freno, perché altrimenti nessuno potrà permettersi di fare musica da qui in avanti“. La sua visione, purtroppo, non è priva di un certo pessimismo: “Il futuro è già cambiato per sempre“.
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