Dopo l’annuncio del divieto di utilizzo di ChatGPT in Italia e dell’indagine da parte dell’Autorità Italiana per la protezione dei dati personali, il volume delle ricerche relative alle VPN in Italia ha subito un’impennata, probabilmente per poter aggirare il divieto dell’utilizzo dell’IA, a partire dal giorno stesso ed è rimasto a livelli elevati per tutta la settimana.
Una VPN o rete virtuale privata, è un software in grado di proteggere la connessione di un utente da Internet e di far credere che si trovi in un’altra posizione geografica diversa da quella effettiva attraverso il cammuffamento dell’indirizzo IP.
In funzione di ciò, chi si trova in Italia può continuare ad accedere a ChatGPT durante il divieto utilizzando una VPN per far sembrare che l’utente che sta accedendo all’IA sia in un altro paese del mondo.
Molti utenti inoltre stanno usando la VPN gratuita del browser Opera o quella molto più sicura della svizzera Proton, mentre altri ancora si servono di quelle per quali stanno già pagando un abbonamento.
C’è da dire che una buona parte di chi usa internet in Italia non è nemmeno a conoscenza dell’esistenza delle VPN, quindi è ipotizzabile comunque un calo consistente degli accessi a ChatGPT nonostante ci sia la possibilità di aggirare il divieto.
Il Garante Italiano per la Protezione dei Dati Personali ha annunciato il divieto a fronte di una crescente preoccupazione per il modo in cui OpenAI e il chatbot raccolgono e memorizzano i dati degli utenti, ritenendo che l’azienda tecnologica stia violando la legge sulla privacy dell’Unione Europea.
Inoltre, non è stata gradita la tendenza di ChatGPT a raccontare fatti inesatti e la mancanza di una verifica dell’età per accedere al software.
Il divieto in Italia è di natura temporanea e sarà revocato quando le autorità di regolamentazione stabiliranno se ChatGPT si sia conformato o meno alle leggi dell’Unione Europea.
Ad oggi, quindi, se si vuole raggiungere il sito web che permette l’utilizzo di ChatGPT usando un server in Italia, gli utenti vengono accolti da un comunicato di OpenAI in cui viene spiegato che il Garante Italiano ha ordinato di disabilitare il chatbot nel Belpaese.
Ebbene sì, esistono anche delle alternative a ChatGPT, una di queste è rappresentata dalla Bing Chat di Microsoft, basata sull’intelligenza artificiale, oppure PizzaGPT, un chatbot sviluppato da un giovane italiano proprio a seguito del blocco di ChatGPT. PizzaGPT utilizza le stesse API di ChatGPT ma non registra nessun tipo di dato da parte degli utenti.
Infine un’ulteriore opzione è la piattaforma Poe (Platform for Open Exploration) lanciata da Quora, che consente agli utenti di parlare con chatbot AI e di ottenere risposte.
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