Geoffrey Hinton non solo ha dato un contributo indelebile nell’AI ma anche nella fisica. Ecco chi è il padre dell’AI e cosa ha scoperto
Ci sono uomini di scienza che sono diventati importanti anche per l’umanità, come abili scopritori di segreti, che siano essi numerici, sociali, o di vita.
Uno di questi uomini è Geoffrey Hinton, noto anche come il “Godfather of AI” che con le sue scoperte non solo ha dato un contributo decisivo allo viluppo dell’Intelligenza Artificiale, ma è anche stato in grado di sviluppare reti neurali artificiali, aggiudicandosi il Premio Nobel per la Fisica nel 2024.
Geoffrey Hinton è nato nel 1947 a Londra e ha conseguito un dottorato all’Università di Edimburgo nel 1978. Successivamente Hinton ha dato prova della sua intelligenza e arguzia sviluppando l’algoritmo di retropropagazione, ovvero l’algoritmo su cui si basa l’apprendimento profondo (Deep Learning). Questo algoritmo va ad addestrare le “reti neurali” delle macchine e consente di migliorarne le prestazioni in compiti complessi.
Non stenterete a credere al fatto che questa scoperta abbia rivoluzionato il modo in cui le macchine riescono ad apprendere dati e a quanto questo algoritmo sia alla base dei sofisticati strumenti di Intelligenza Artificiale attuali.
Il Deep Learning non sarebbe mai esistito se non fosse stato per Geoffrey Hinton.
Hinton ha anche collaborato per 10 anni con Google prima di decidere di fare un passo indietro e tirarsene fuori, probabilmente per un parere discordante in merito all’etica dell’AI, tematica che stiamo per approfondire.
Nella sua carriera Hinton ha vinto nel 2018 il Premio Turing, ovvero il corrispettivo del Nobel per l’informatica, grazie alle sue scoperte in merito all’AI e proprio quest’anno ha aggiunto un nuovo trofeo, aggiudicandosi il Nobel per la Fisica.
Geoffrey Hinton ha condiviso il Premio Nobel di quest’anno con John Hopfield per le loro scoperte rivoluzionarie in ambito dell’apprendimento automatico attraverso le reti neurali artificiali.
Le loro ricerche hanno dato un contributo essenziale nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Ecco le parole del comitato del Nobel:
“I due premi Nobel per la Fisica di quest’anno hanno utilizzato gli strumenti della fisica per sviluppare metodi che sono alla base del potente apprendimento automatico di oggi.”
Le reti neurali artificiali sono modelli di Machine Learning ispirati al funzionamento del cervello dell’essere umano e sono formati da nodi molto simili ai nostri neuroni, composti da strati: ognuno di questi strati elabora i dati e trasmette informazioni allo strato successivo, consentendo alla rete di apprendere.
Ad oggi, queste reti sono alla base della capacità di apprendimento dei software e di intelligenze artificiali generative come ChatGPT.
Hinton ha anche lavorato all’apprendimento della word embeddings, ovvero una tecnica che consente alle macchine di comprendere il linguaggio naturale.
Hinton è un uomo di ampie vedute e riflessivo. Infatti, nonostante lui stesso abbia dato un contributo essenziale all’AI, non è accecato da quest’ultima e riesce a vederne le debolezze e i potenziali effetti collaterali.
Ecco perché negli ultimi anni ha espresso preoccupazioni rispetto all’impatto che le tecnologie AI stanno avendo e avranno sulla nostra società, sottolineando il pericolo che l’AI possa superare in qualche modo il controllo umano.
Tutt’ora Geoffrey Hinton partecipa a dibattiti sulla gestione etica dell’evoluzione AI, sottolineando puntualmente come questo importante strumento vada regolamentato e vadano posti dei limiti per poter garantire sicurezza e privacy alle persone.
Quando Hinton ha deciso di lasciare Google nel 2023 ha rilasciato un’intervista in cui sottolinea come le intelligenze AI potrebbero sovrastare le menti che le hanno progettate, sottolineando come lui stesso prima non lo considerasse possibile:
“La maggior parte delle persone pensava che fosse del tutto fuori luogo. E anche io lo pensavo. Pensavo che fosse lontano dai 30 ai 50 anni o anche di più. Ovviamente, non lo penso più.”
Dimostra quindi un travaglio interiore e forse, in minima parte, un senso di colpa per aver contribuito a rendere l’AI così perfetta e pericolosa. Ma più che puntare il dito contro l’AI, Hinton sottolinea la pericolosità dei soggetti che potrebbero decidere di farne uso in futuro:
“Uno dei pericoli sono i cattivi attori. Pensate a uno scenario in cui persone come Putin decidano di dare ai robot l’abilità di creare propri obiettivi come “devo ottenere più poteri.”
Uno strumento è tanto pericoloso quanto lo sono le intenzioni di chi lo utilizza e, purtroppo, le intenzioni delle persone spesso non sono onorevoli.
Hilton ritiene che GPT-4 eclissi una persona in termini di quantità di conoscenze generali, mentre in termini di ragionamento non sia altrettanto prestante, ma che riesca comunque a fare ragionamenti semplici.
Ma il suo sviluppo non si fermerà qui:
“Dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparci. Noi siamo sistemi biologici e questi sono sistemi digitali. E la grande differenza è che nei sistemi digitali ci sono molte copie dello stesso insieme di pesi, dello stesso modello del mondo. E tutte queste copie possono imparare separatamente, ma condividono le loro conoscenze all’istante. Quindi è come se avessimo 10mila persone e ogni volta che una persona impara qualcosa, tutti la conoscono automaticamente. È così che questi chatbot possono sapere molto di più di una singola persona.”
Geoffrey Hinton è senza dubbio una delle menti più brillanti che abbiano mai popolato il nostro mondo, e lo è ancora di più perché non è accecato da ciò in cui crede: ama l’AI, ha contribuito a crearla, ma si rende conto del pericolo che costituisce.
Lo scenario da incubo che descrive fa ancora più paura se viene descritto da una persona con così tanta conoscenza in materia, ma fa riflettere anche sul giusto modo di sfruttare questi strumenti sofisticati, ovvero sull’importanza di fare sempre vincere l’etica sulle macchine, anche quando possono esserci incredibilmente utili.
Solo parteggiando per l’etica si potrà fare in modo che queste tecnologie non ci sfuggano di mano, diventando un potenziale incubo.
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