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Criptovalute, l’Italia ha due nuovi miliardari: ecco chi sono

Le criptovalute si trovano in una situazione difficile, affrontando una serie di sfide regolamentari che hanno portato a una diminuzione del loro valore totale del 60% rispetto ai massimi raggiunti nel 2021. Tuttavia, c’è un’azienda nel settore degli asset digitali che sta prosperando: si tratta di Tether, una società di stablecoin. Con sede nelle Isole Vergini Britanniche, Tether è riuscita a creare una stablecoin con un valore di mercato di 83 miliardi di dollari, superando i 65 miliardi dell’anno precedente. Nei primi tre mesi del 2023, Tether, la cui liquidità rappresenta oltre il 50% dell’intero mercato delle criptovalute, ha dichiarato utili per 1,5 miliardi di dollari.

Criptovalute: L’ascesa dei miliardari italiani con Tether

Tether Holdings Ltd. gestisce una stablecoin dal valore di 68 miliardi di dollari, che rappresenta il fulcro del mondo delle criptovalute. Gli scambi di tether superano di gran lunga quelli del bitcoin.

Ciò che rende questa società insolita è che i suoi fondatori e proprietari provengono da ambiti diversi e hanno scarsa esperienza nel settore finanziario. Uno dei fondatori è stato un attore bambino prima di diventare un investitore nel campo delle criptovalute. Un altro fondatore e azionista di riferimento era un chirurgo plastico che si è poi dedicato all’importazione di prodotti elettronici e, successivamente, alle criptovalute. Un altro proprietario, più recentemente, ha avuto un profondo coinvolgimento nella politica britannica.

Nonostante le sfide incontrate nel settore delle criptovalute nell’ultimo anno, Tether è riuscita a sopravvivere. Come altre stablecoin, il valore di Tether è legato a un concetto semplice: gli investitori si aspettano che Tether scambi un tether per 1 dollaro e viceversa. La sfida principale riguarda la capacità di Tether di avere riserve sufficienti per riscattare tutti i suoi 68 miliardi di tether in circolazione. Secondo le ultime dichiarazioni dell’azienda, le sue attività superano di poco il valore dei tether esistenti, offrendo quindi una sicurezza limitata contro eventuali perdite. Il modello di business di Tether richiede il mantenimento di una gestione avanzata del portafoglio e strategie di trading. Tuttavia, il suo principale obiettivo è instillare fiducia tra i suoi clienti. L’eventualità di una perdita di fiducia potrebbe portare a una fuga verso altre criptovalute.

Foto | Backyard Productions @Canva – cryptohack.it

Il modello di profitto adottato da Tether è semplice e a basso rischio: i clienti consegnano dollari statunitensi all’azienda e in cambio ricevono un token legato alla blockchain emesso da Tether, noto come Usdt (dove la ‘T’ sta per Tether). Tether detiene diverse garanzie collaterali, tra cui buoni del Tesoro, fondi di mercato monetario, bitcoin e prestiti garantiti, e guadagna un rendimento di mercato su queste riserve. Inizialmente, si pensava che i token Usdt potessero essere rimborsati con un valore di 1 dollaro al fine di garantire la stabilità della stablecoin; tuttavia, i clienti di Tether non ricevono interessi sui loro depositi.

A marzo, Tether ha tratto vantaggio dal collasso della Silicon Valley Bank, quando è emerso che il principale concorrente di Tether, Circle, con sede a Boston, aveva oltre 3 miliardi di dollari di depositi non assicurati presso la Svb. La stablecoin di Circle, che era ancorata al dollaro, è scesa temporaneamente fino a 88 centesimi, spingendo quasi 10 miliardi di dollari di asset verso Tether.

Data la solidità e la predominanza di Tether sul mercato, Forbes stima che, se i dati finanziari dichiarati dall’azienda sono accurati, il suo valore potrebbe arrivare fino a 9 miliardi di dollari in caso di vendita. Questa cifra sarebbe sufficiente a rendere miliardari i quattro principali dirigenti di Tether. Secondo i calcoli di Forbes, il direttore finanziario, Giancarlo Devasini, possiede oltre il 40% dell’azienda, il che rende la sua quota pari a 4 miliardi di dollari.

Diverse sfide future nel settore delle stablecoin potrebbero ribaltare la situazione attuale. La possibile introduzione di nuove normative da parte del Congresso statunitense, come già avvenuto nell’Unione europea, potrebbe favorire Circle, un’azienda allineata con le regolamentazioni, o addirittura aprirsi a nuovi attori come le banche. Non è da escludere che, in caso di vantaggi legati alle stablecoin, le banche non decidano di entrare in questo settore.

Allo stesso modo, i possessori di USDT potrebbero iniziare a richiedere rendimenti di mercato, che attualmente si aggirano intorno al 4-5%. Forbes ha avuto notizia di almeno una società statunitense che sta lavorando per creare una stablecoin regolamentata che, a partire da quest’anno, offrirà rendimenti simili a quelli dei mercati monetari. Durante il boom indotto dal Covid, quando Tether ha ripreso a emettere denaro, i rendimenti erano scesi quasi a zero. Ma il panorama è radicalmente cambiato e i fondatori di Tether potrebbero presto dover pagare il prezzo dei benefici ottenuti a spese dei propri clienti.

È evidente che il settore delle stablecoin è destinato a un’evoluzione significativa e sarà fondamentale adeguarsi alle nuove normative e agli interessi degli investitori per mantenere una posizione di rilievo.

I nuovi re delle criptovalute italiani

Il panorama si arricchisce di nuovi nomi, tra cui quelli di Giancarlo Devasini e Jan Ludovicus van der Velde, protagonisti dell’universo di Tether e Bitfinex. Devasini, con una storia di successo nel settore dei semiconduttori, ha portato la sua esperienza nel mondo delle criptovalute, contribuendo a creare un impero che ha registrato ricavi annuali di oltre 100 milioni di euro. Tuttavia, alcune inchieste giornalistiche hanno sollevato dubbi sulla sua carriera imprenditoriale passata, riportando un fatturato molto più basso e la liquidazione della sua azienda nel 2007.

Nel frattempo, Jan Ludovicus van der Velde ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Tether, lavorando principalmente su relazioni strategiche con istituti bancari e autorità di regolamentazione. Questo ruolo più riservato permette a van der Velde di mantenere un profilo più basso, mentre lascia che Paolo Ardoino, CTO di Tether, diventi il volto pubblico dell’azienda. Entrambi detengono azioni per un valore di 1,8 miliardi di dollari ciascuno. Stuart Hoegner, general counsel, ha invece una partecipazione che vale 1,2 miliardi di dollari. Nonostante le recenti domande sollevate, Tether non ha ancora fornito alcuna spiegazione in merito.

In sintesi, i nuovi miliardari italiani nel mondo delle criptovalute sono personaggi dalle storie imprenditoriali complesse, che hanno saputo creare un impero basato sulla fiducia e l’innovazione. Nonostante le controversie e le domande ancora senza risposta, il loro contributo al settore è innegabile e rappresenta una parte significativa del panorama finanziario internazionale.

Dalma Bonaiti

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Dalma Bonaiti

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