Gli ultimi giorni sono stati turbolenti per il settore delle criptovalute, soprattutto in Italia: The Rock Trading, exchange italiano guidato da Andrea Medri e Davide Barbieri, ha interrotto la propria operatività. La decisione, resa necessaria per via di “difficoltà nella gestione della liquidità”, ha comprensibilmente creato parecchie preoccupazioni tra gli investitori, che hanno chiesto ulteriori chiarimenti sul gruppo Telegram della piattaforma fin quando non sono stati chiusi i commenti. The Rock Trading si è limitata a rendere noto di essere al lavoro per risolvere il problema. Non è chiaro con precisione cosa sia andato storto, ma è certo che al momento gli investitori non possano più accedere ai loro fondi.
I problemi di The Rock Trading non hanno avuto alcun impatto sul prezzo dei Bitcoin. L’exchange, pur essendo uno dei più longevi, non ha delle dimensioni paragonabili a quelle di altre piattaforme e il mercato italiano è abbastanza marginale nel grande schema delle cose. The Rock Trading rischia però di vedere la propria reputazione colare a picco.
Cos’è andato storto?
Parlando con Sky TG24, Ferdinando Ametrano, professore di tecnologia Blockchain all’Università Bicocca di Milano e amministratore delegato di CheckSig, ha parlato di un vero e proprio fulmine a ciel sereno, soprattutto perché finora il gruppo aveva sempre goduto di ottima credibilità. “C’è sicuramente un impatto reputazionale su tutto il sistema. Situazione di questo tipo, così come il fallimento di FTX, evidenziano la necessità impellenete di adottare i meccanismi di tutela di cui CheckSig si fa promotore ormai da anni: prova di riserva, audit indipendente, garanzie assicurative, segregazione degli asset dei clienti rispetto a quelli della proprietà”.
Tornando su The Rock Trading, Ametrano ha dichiarato che “per anni di loro ho detto che non si erano mai fatti bucare dagli hacker e non si erano appropriati dei soldi dei clienti: le migliori credenziali che si potessero ostentare nel Far West del mondo cripto. Oggi leggiamo che sarebbero stati bucati per circa 900mila euro a settembre 2021, ma soprattutto costatiamo che il blocco dei prelievi euro e cripto suggerisce la possibilità di ammanchi ben più ingenti”.
Il rischio di non custodire i fondi in un wallet
Pur non avendo colpe dirette di quanto avvenuto, molti investitori avrebbero potuto evitare dei danni diretti da questa situazione semplicemente evitando di conservare delle somme ingenti sulla piattaforma di exchange. Gli esperti, infatti, consigliano da anni di conservare i bitcoin in un portafoglio digitale (wallet), dove sono senz’altro più al sicuro e non risentono di questi eventi imprevisti.