Un quarto di secolo. Il 4 settembre 1998, Larry Page e Sergey Brin fondano Google Inc. Un anno prima, nel settembre 1997, era stato depositato il dominio “Google.com”. E come ogni storia epica ambientata nella Silicon Valley, tutto inizia in un garage. Solo nel febbraio 1999 si spostano a Palo Alto, nel loro primo vero ufficio. E poi, alla fine dello stesso anno, traslocano a Mountain View, dove la società ha sede tuttora.
Larry Page e Sergey Brin si incontrano per la prima volta a Stanford nel 1995. Sono coetanei (nati entrambi nel 1973) ma con storie molto diverse. Il padre di Page è stato definito uno dei pionieri dell’informatica negli Stati Uniti. E anche la madre Gloria ha costruito una carriera universitaria nello stesso campo di ricerca. Brin è figlio di un professore universitario di matematica e di una ricercatrice della Nasa. Ma la sua storia inizia in Russia. È nato a Mosca e arriva negli Usa a sei anni.
Il progetto di Google nasce a Stanford. Obiettivo: ideare un algoritmo che permetta di orientarsi online nella confusione del web. Un algoritmo capace di scandagliare la rete e ordinare le pagine in base al numero e alla qualità dei link ricevuti, così da fornire agli utenti risultati di ricerca ordinati dal più importante al meno importante. Il nome iniziale del progetto è “Backrub” (letteralmente massaggio alla schiena) e gira solo sui server dell’università. Brin e Page optano poi per Google. Il nome sarebbe ispirato a “googol“, termine coniato dal matematico Edward Kasner per rappresentare un numero con un uno seguito da cento zeri. Non è certo il perché googol sia diventato Google. La leggenda propende per un errore di trascrizione.
La homepage è una pagina bianca, con il nome colorato di blu, rosso, giallo e verde. E una barra di ricerca dove inserire le parole. Anche la lista dei risultati ha uno stile essenziale. Oggi sembra la norma, ma nella seconda metà degli anni ’90 è una piccola rivoluzione. È infatti l’era dei portali, affollati di contenuti e banner pubblicitari.
Per quanto riguarda il logo, da quando è stata fondata nel 1997, Google lo ha cambiato ben sette volte. La scelta dei colori primari (blu, rosso e giallo) ha un preciso significato, come ha spiegato Ruth Kadar, una dei grafici della società: “Abbiamo poi deciso per i colori primari, ma invece di metterli in ordine, abbiamo inserito un colore secondario sulla “L”, per riportare l’idea che Google non segue le regole“.
Il primo finanziatore dei “fratelli Google” è Andy Bechtolsheim, il fondatore di Sun Microsystems. L’imprenditore tedesco trasferitosi nella Silicon Valley crede da subito nell’idea di Brin e Page. Li sostiene con 100mila dollari nel 1998, ancora prima della fondazione della società.
Se Bechtolsheim ci aveva visto lungo, alcune società si sono fatte sfuggire l’occasione della vita, pagando a caro prezzo. Tra il 1998 e il 1999, Brin e Page propongono l’algoritmo a due tra i portali leader dell’epoca, Excite e Yahoo. Entrambi rifiutano di comprare Google per un milione di dollari. Prezzo eccessivo, mercato troppo competitivo. Oggi Excite è un marchio lontano dai suoi fasti. E Yahoo è stato venduto nel 2016 a Verizon per meno di 5.
l doodle sono le grafiche e le animazioni con cui Google celebra le ricorrenze del giorno. Il primo è del 1998: un omino stilizzato che riprende l’icona del Burng Man Festival, nel deserto del Nevada. Nel 2000 i fondatori chiedono al webmaster Dennis Hwang, ai tempi stagista, di realizzare un doodle per commemorare il giorno della presa della Bastiglia. Da allora i progetti sono diventati sempre più complessi. Disegni, giochi, veri e propri cortometraggi animati. Tanto che oggi c’è un team di ingegneri e illustratori -chiamati doodler – dedicato esclusivamente alla creazione di doodle.
Il 2000 è l’anno della svolta. Le ricerche si rendono disponibili in dieci nuove lingue. Nel 2001 arriva la ricerca delle immagini (il database di partenza è composto da 250 milioni di contenuti). Nel 2004 per svelare il servizio di posta elettronica, Gmail, la società sceglie per una data singolare: il primo aprile. Ma non è una burla. Nel 2005 è il turno di Google Maps e Google Earth. Ormai Google non è più solo un motore di ricerca.
Le acquisizioni di Google sono centinaia. Molto spesso si tratta di piccole società, inglobate per catturare i migliori talenti e le idee più innovative. È il caso di Android. Nell’agosto 2005, a Mountain View bastano 50 milioni per mettere le mani sulla compagnia che, grazie alle casse di Google, svilupperà il sistema operativo che oggi domina il mercato. L’esordio commerciale del robottino verde è dell’agosto 2008. Meno di due anni dopo la sua quota di mercato supera iOS. Oggi la fetta è pari a due terzi.
L’altro grande colpo è Youtube, acquisito nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari. Cifra notevole per l’epoca. Un affare se si considerano i prezzi attuali e, soprattutto, gli incassi generati dalla piattaforma video. È il secondo sito più trafficato del mondo (alle spalle di Google.com).
Chrome è il browser di Google. E, come altri prodotti di Big G, ha saputo conquistare il mercato nonostante una partenza in ritardo. Il suo esordio è del settembre 2008 (tredici anni dopo il principale concorrente, Internet Explorer). Oggi Chrome domina: la sua quota di mercato supera il 66%, secondo le statistiche di Statcounter. Il browser di Microsoft si ferma all’11% , poco sotto Safari di Apple, che sfiora il 12%.
Tra i tanti successi, spicca un flop. E riguarda la maggiore acquisizione nella storia della compagnia. Nell’agosto 2011, Google sborsa 12,5 miliardi di dollari per portare in California Motorola. Nel 2014, la divisione mobile viene venduta a Lenovo per meno di tre miliardi. Non è una perdita così secca come potrebbe sembrare. Mountain View aveva già ceduto altre divisioni e messo gli occhi sui brevetti di Motorola.
Google sceglie di approdare in orsa nell’agosto 2004. Cinque anni prima era ancora in un garage. Al suo esordio, ha un valore di circa 23 miliardi di dollari. Un’azione costa 85 dollari. Oggi la compagnia ha una capitalizzazione che sfiora i 1,7 trilioni di dollari. Un’azione si aggira attorno ai 126 dollari. È sull’olimpo dei “fantastici cinque” insieme ai big dell’hi tech Amazon, Apple, Microsoft e Meta.
Nel 2015 Google cambia struttura. Sono ormai troppe le attività da gestire. Nasce la holding Alphabet, con il compito di gestire e controllare i diversi rami della società. Google, con i proventi del motore di ricerca e Android, resta il cuore del gruppo. Che però tocca sempre più settori. Di Alpahbet fanno parte (tra gli altri) la guida autonoma di Waymo, la connettività di Fiber, gli oggetti connessi di Nest (altra grande acquisizione, da 3,2 miliardi di dollari), gli investimenti di Google Ventures, l’intelligenza artificiale di Deep Mind, i palloni aerostatici di Loon per portare Internet nelle aree remote, le biotecnologie di Calico.
Seconod Forbes, Larry Page e Sergey Brin sono tra gli uomini più ricchi del pianeta, al settimo e al decimo posto. Il loro patrimonio oscilla in base al prezzo delle azioni di Alphabet. Page ha in cassaforte 99,6 miliardi di dollari mentre Brin si ferma a 95,3 miliardi di dollari.
Il potere di Alphabet è diventato talmente ampio da ledere la concorrenza. Lo ha sancito l’Unione europea in due occasioni: nel 2017 e nel luglio 2018. La prima multa, da 2,4 miliardi di euro, è legata alle ricerche. Google ha favorito i link a pagamento e penalizzato altri motori di ricerca per lo shopping. In sostanza, ha quindi privilegiato i risultati che spingono il proprio business. L’anno successivo la multa è stata di 4,34 miliardi di euro. E questa volta ha riguardato la posizione dominante di Android. Secondo l’Ue, Google ha utilizzato metodi illeciti per costringere i produttori ad adottare il suo sistema operativo.
L’impatto del motore di ricerca sulla cultura di massa è evidente anche nel linguaggio. Risale al 2002, in una serie televisiva, il primo utilizzo dell’espressione “googlale”. Quattro anni dopo l’Oxford English Dictionary introduce ufficialmente il verbo “to Google” per indicare la ricerca su Internet. Oggi è di uso comune l’impiego del termine per indicare una ricerca su Internet.
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