Gli account Google inattivi da più di due anni potrebbero essere cancellati a partire da dicembre 2023. Questo è stato annunciato dall’azienda informatica di Mountain View (California), affermando che le nuove regole sono un avviso per chi ha creato un profilo solo per accedere ad alcuni servizi come il Play Store di Android, senza utilizzare effettivamente alcune delle app del gruppo, come Gmail.
Ogni decisione verrà presa con un certo anticipo, ci tiene a ribadire Google, visto che gli utenti interessati riceveranno diversi avvisi prima di vedersi cancellare l’account.
“A partire dalla fine dell’anno, se un profilo Google non è stato utilizzato, oppure non ha mai fatto l’accesso, per almeno 2 anni, potremmo eliminarlo con i relativi contenuti, inclusi quelli di Workspace (Gmail, Documenti, Drive, Meet, Calendar), Youtube e Google Foto” spiega Google. Per scongiurare la chiusura del proprio account sarà sufficiente accedervi almeno una volta ogni 24 mesi.
Un account Google rappresenta un costo: occorre una struttura hardware, tipicamente server e spazio disco, e una struttura software per ospitarli, gestirli e amministrarli, oltre a un ampio numero di addetti.
Appena creato un account, Google riserva all’utente 15 GB di spazio disco, non tantissimi in un’epoca come questa in cui i file di ogni genere vengono archiviati in Cloud ma, se questa memoria viene moltiplicata per oltre 2 miliardi di utenti al mondo, la quantità di hardware necessaria assume volumi enormi.
Ma non è soltanto una questione economica e di amministrazione degli asset che ha spinto Google a questa scelta: ci sono pericoli più stringenti come la sicurezza.
I profili non utilizzati sono quelli più a rischio di violazione informatica: pensando a uno scenario in cui le persone usano le stesse password per vari servizi, dalle email ai social network, vedersi compromettere un’account potrebbe voler dire avere accesso anche negli altri profili che sfruttano la stessa combinazione di indirizzo mail e password.
Lo scorso 9 maggio anche Twitter ha annunciato una misura simile, intenzionato a chiudere gli account inattivi e dettando tempi più pressanti, imponendo agli utenti di collegarsi ai rispettivi profili almeno una volta ogni 30 giorni.
Sulla base di ciò c’è da chiedersi cosa ne sarà degli account Youtube di chi no accede più al proprio profilo (o semplicemente l’ha cambiato per altre ragioni)?
I video pubblicati fanno parte della medesima memoria storica che anche Twitter rischia di mettere a repentaglio, quindi è lecito attendere degli accorgimenti affinché tutto non vada perso nell’oblio.
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Non è un caso che, nel corso dell’ultima settimana, Google abbia proposto una nuova modalità di accesso basato sul riconoscimento dell’utente e non più su password.
Chi quindi, da dicembre 2023 a dicembre 2025 non farà uso del proprio account, non avrà neppure adottato il nuovo sistema di autenticazione e avrà un account potenzialmente esposto a un rischio di cui Google non si vuole assumere la responsabilità.
I regolatori americani ed europei impongono norme sempre più severe per rispettare standard di privacy e sicurezza, non c’è un solo motivo per tenere in vita account che gli utenti snobbano.