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Google rinuncia allo scroll infinito e torna alla suddivisione in pagine

Secondo una barzelletta piuttosto nota nell’ambito del digital marketing, il posto migliore nel quale nascondere un cadavere è la seconda pagina di Google Search, perché non ci va mai nessuno. Il colosso di Mountain View sembra essere a conoscenza di questo problema, perché tra il 2021 e il 2022 ha provato a sostituire la divisione in pagine con la possibilità di scrollare “all’infinito” la lista dei risultati di una ricerca. La soluzione, arrivata prima sui dispositivi mobile e poi su desktop, non sembra però aver portato a dei miglioramenti concreti per quanto concerne l’esperienza d’uso degli utenti e di conseguenza Google ha preferito fare un passo indietro e tornare all’impostazione classica.

Le ragioni del cambiamento

Google ha dichiarato che il ritorno alla suddivisione in pagine permetterà di mostrare i risultati più in fretta, senza dover caricare anche dei contenuti non richiesti in modo esplicito dagli utenti. Su desktop la distribuzione della nuova/vecchia interfaccia è iniziata ieri, martedì 25 giugno, e nei prossimi mesi arriverà anche sui dispositivi mobile. Al momento è difficile dire se questo ritorno al passato coinciderà con delle modifiche sostanziali nelle abitudini di ricerca degli utenti, anche se sembra poco probabile. Di solito chi non riesce a trovare un risultato pertinente preferisce ripetere la ricerca con parole diverse piuttosto che continuare a scrollare o cambiare pagina.

Google è ancora il motore di ricerca migliore?

Chi usa Internet da un po’ di anni potrebbe aver notato dei cambiamenti nella qualità del servizio offerto da Google. Non sono rare le discussioni su Reddit e altri social nelle quali gli utenti sostengono che in passato fosse più facile trovare dei risultati pertinenti alla propria ricerca, senza imbattersi in inserzioni pubblicitarie o in contenuti non rilevanti. Per provare a valutare in modo obiettivo l’effettivo declino del motore di ricerca di Google, i ricercatori dell’Università di Lipsia, dell’Università Bauhaus di Weimar e del Centro ScaDS.AI (Center for Scalable Data Analytics and Artificial Intelligence), hanno preso in esame i risultati di 7.392 ricerche fatte su Google, Bing e DuckDuckGo nel corso di un anno.

Una persona intenta a usare Google | Pixabay @Firmbee – Cryptohack.it

I ricercatori si sono trovati di fronte a un numero elevato di contenuti di scarsa qualità, che hanno reso difficile trovare delle informazioni utili tra i risultati di ricerca, soprattutto per quanto riguarda i prodotti. Quando si cercano quest’ultimi diventa fin troppo facile imbattersi in recensioni generate dall’IA o da alcuni bot creati appositamente per fare SEO spam e riempire vari siti di contenuti discutibili. Sebbene le società che gestiscono i motori di ricerca facciano il possibile per tenere a bada questo fenomeno, ogni soluzione trovata sembra essere solo temporanea. Sulla base dei risultati raccolti è stato realizzato questo studio.

Una possibile alternativa a Google: Kagi

Oltre a Bing e a DuckDuckGo, un’altra alternativa valida a Google è Kagi. Si tratta di un motore di ricerca basato su Bing, ma privo delle inserzioni presenti su quest’ultimo. Per mantenersi, infatti, non si basa sulle pubblicità, bensì sugli abbonamenti pagati dagli utenti per poter condurre delle ricerche di qualità senza tanti dei problemi che affliggono gli altri search engine disponibili sul mercato.

Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing.

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