I videogiochi, le recensioni e il conflitto d’interessi. Il caso Falconero vs Multiplayer.it

Il legame esistente tra le redazioni e figure come PR e publisher può influenzare i giudizi espressi? Davide Persiani ne ha discusso con Pierpaolo Greco, Alessio Pianesani e Francesco Serino

Per chi si occupa di pubblicare notizie sul mondo dei videogiochi, interfacciarsi con figure come i publisher e i PR è spesso inevitabile. Mantenere dei buoni rapporti con determinate aziende permette di ricevere in anteprima i titoli in uscita (e di arrivare così alla data dell’embargo con la recensione già pronta o quasi), di essere invitati alle anteprime riservate alla stampa (e ormai anche ai creator), di intervistare gli sviluppatori nel corso di kermesse prestigiose come la Gamescom e altro ancora.

Il possibile conflitto di interessi

Se da un lato l’esistenza di questi benefit permette a una redazione di portare dei contenuti esclusivi ai propri lettori, dall’altro c’è il rischio che il timore di perdere certi vantaggi mini l’imparzialità dei giudizi espressi in fase di recensione. D’altronde può diventare difficile stroncare un videogioco senza pietà dopo aver preso parte a una cena con persone legate al suo sviluppo o quantomeno alle attività volte a promuoverlo.

Ciò non implica per forza che dietro a ogni recensione pubblicata da testate come Everyeye, SpazioGames o Multiplayer.it ci sia un conflitto di interessi, tuttavia la sola esistenza di certe dinamiche può essere sufficiente a spingere i lettori a mettere in dubbio la trasparenza dei giudizi espressi. Inoltre, nel corso degli anni la credibilità dei siti dedicati ai videogiochi è colata a picco a livello internazionale anche a causa di strategie discutibili come l’ampio uso di titoli clickbait e l’assegnazione di voti volutamente provocatori a videogiochi attesissimi (è diventato iconico, in senso negativo, il 7,8 di IGN assegnato a Pokémon Rubino Omega/Zaffiro Alpha, accompagnato dalla scritta “Too much water”).

La scelta in controtendenza di Falconero

Agli occhi del pubblico, i giornalisti specializzati nei videogiochi sono diventati sempre più simili a dei “megafoni” delle aziende e ciò ha portato a cercare dei pareri genuini in altri contesti, come Reddit o YouTube. Su quest’ultima piattaforma sono attivi vari creatori di contenuti che parlano del mondo videoludico a 360° e nel corso del tempo alcuni di loro sono diventati abbastanza influenti da iniziare dei rapporti di collaborazione con i publisher non molto diversi da quelli esistenti all’interno delle redazioni.

In un primo momento anche lo YouTuber Falconero (al secolo Davide Persiani) ha accettato di ricevere codici gratuiti per provare i videogiochi in anteprima e altri benefit, ma all’inizio del 2024 ha scelto di diventare al 100% indipendente, iniziando così a guadagnare solo dalle visualizzazioni e dalle donazioni dei suoi iscritti. Una scelta, come spiegato da lui stesso, dettata dalla volontà di staccarsi da alcune logiche dell’industria soffocanti e incompatibili con un lavoro di critica onesto e trasparente come quello che lui ha sempre voluto portare avanti.

La puntata del Cortocircuito sul conflitto d’interesse

Di recente Falconero ha difeso la propria scelta durante una puntata della rubrica “Il Cortocircuito”, condotta da tre volti storici Multiplayer.it: Pierpaolo Greco, Alessio Pianesani e Francesco Serino (che i lettori della rivista Game Republic ricorderanno con il nick “Jabba”). Il podcast riprende molto le atmosfere goliardiche tipiche del programma radiofonico “La Zanzara”, con i tre conduttori che spesso di sovrappongono, fanno battutine o urlano così tanto da causare malfunzionamenti dei microfoni. Nonostante l’atmosfera tutt’altro che rilassata, Falconero ha comunque risposto con calma alle domande sul suo percorso professionale (iniziato sulle riviste cartacee dedicate ai videogiochi) e ha esposto il suo punto di vista sulla sempre minor fiducia che gli appassionati ripongono nelle recensioni scritte sui principali siti del settore.

Durante la discussione, Serino ha più volte ribadito che i legami con figure come publisher e PR sono necessari per portare al pubblico contenuti come interviste esclusive e anteprime, più difficili da ottenere per chi opera in maniera indipendente.

La diatriba sulle recensioni di Dragon Age: The Veilguard

Ma come si è arrivati a questo dibattito sul conflitto d’interesse? A riportare in auge la questione è stata la scelta di Electronic Arts di fornire i codici per la recensione di Dragon Age: The Veilguard solo ai giornalisti e agli influencer che hanno parlato bene del gioco dopo averlo provato in anteprima (è stata fatta un’eccezione alla regola solo per un paio di content creator). Chi ha mosso delle critiche (anche ragionate) al titolo è stato tagliato fuori dalla possibilità di recensirlo prima dell’uscita nei negozi. Anche questa, a ben vedere, è un’arma “di ricatto” nelle mani di chi ha ogni interesse a vedere un giudizio positivo associato al videogioco che deve vendere/promuovere.

Nel corso degli anni la “corsa alla recensione” si è rivelata spesso problematica, costringendo vari redattori a finire dei giochi lunghissimi in due settimane scarse e a rendere quindi difficile la realizzazione di analisi profonde, lucide e capaci di fugare ogni dubbio dei lettori. Anche questa è una dinamica dalla quale Falconero ha preferito staccarsi, prendendosi del tempo in più per proporre agli spettatori delle recensioni di altra qualità e, se necessario, piuttosto critiche nei confronti del prodotto. Per ora la routine lavorativa che ha scelto di seguire si è rivelata premiante ed è possibile che in futuro altri creator decideranno di seguirlo lungo la via dell’indipendenza, lanciando un messaggio forte ai publisher e aprendo la strada a un nuovo capitolo nella storia della critica videoludica italiana.

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