Nonostante il 2023 abbia portato una relativa stabilità nel panorama della pirateria digitale, questa pratica rimane una questione di primaria importanza in Europa. Lo studio dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), intitolato “Online Copyright Infringement in the European Union: Films, Music, Publications, Software and TV, 2017-2023”, evidenzia che gli utenti dei 27 Stati membri accedono mediamente a contenuti illegali 10 volte al mese.
Questo dato, che potrebbe sembrare semplice, riflette una realtà ben più complessa, influenzata da una combinazione di fattori economici, sociali e tecnologici. La pirateria digitale, dunque, non è solo un problema tecnico o giuridico, ma anche un fenomeno culturale ed economico, che solleva interrogativi fondamentali sulle strategie migliori per combatterlo in modo efficace.
L’Italia ha il tasso di pirateria digitale più basso in Europa
Un aspetto che emerge dallo studio è l’enorme diversità tra i vari Paesi membri dell’Unione Europea. L’Italia, ad esempio, si distingue per avere il tasso di pirateria digitale più basso in Europa, con una media di soli 7,3 accessi mensili per utente. Questo dato è particolarmente significativo se confrontato con la media europea di 10 accessi mensili. L’Italia è seguita da vicino da Germania e Romania, con rispettivamente 7,7 e 7,9 accessi mensili. In contrasto, nazioni come l’Austria (8,9), la Spagna (8,5) e la Polonia (8,3) si collocano al di sopra del livello italiano ma rimangono comunque al di sotto della media europea complessiva.
Questo risultato italiano può sembrare sorprendente, soprattutto considerando la diffusione del cosiddetto “pezzotto”, un sistema illegale che consente l’accesso a canali televisivi a pagamento. Tuttavia, l’Italia ha avviato negli ultimi anni campagne di sensibilizzazione e rafforzamento normativo, che sembrano iniziare a dare frutti. Questo tipo di contrasto, unito a un’offerta legale in continua espansione, potrebbe spiegare perché gli utenti italiani abbiano un comportamento leggermente più virtuoso rispetto ad altri Paesi europei.
Tra le diverse tipologie di contenuti digitali piratati, i contenuti televisivi rappresentano la quota maggiore, con circa il 50% degli accessi illegali registrati. Gli utenti accedono a contenuti televisivi piratati in media 5 volte al mese, sottolineando come la televisione resti centrale nell’ecosistema della pirateria digitale. In questo contesto, lo streaming è la modalità predominante, con una crescita significativa delle visite ai siti pirata che offrono servizi IPTV nel 2023.
Questo aumento, quantificato in un +10% rispetto agli anni precedenti, evidenzia come le piattaforme pirata continuino a evolversi per adattarsi ai nuovi comportamenti degli utenti. È interessante notare che, secondo i dati dello studio, fino all’1% degli utenti europei ha sottoscritto abbonamenti a servizi IPTV non autorizzati negli ultimi due anni. Questo numero non include coloro che avevano già scelto queste soluzioni prima del 2022, suggerendo che il fenomeno potrebbe essere ancora più diffuso di quanto sembri.
Tuttavia, la pirateria digitale non si limita ai contenuti televisivi. Un’ampia gamma di categorie è coinvolta, ognuna con le proprie specificità e problematiche. Ad esempio, la pirateria cinematografica ha subito un calo negli ultimi anni, registrando una media di 0,71 accessi mensili per utente. In questo ambito, lo streaming è ancora il metodo preferito, rappresentando il 74% delle attività illegali. Questo declino potrebbe essere attribuito alla diffusione capillare di piattaforme di streaming legali, come Netflix, Amazon Prime Video e altre, che hanno reso i contenuti cinematografici più accessibili a un costo relativamente contenuto.
Nel campo della musica, invece, la pirateria ha registrato un leggero aumento, con una media di 0,64 accessi mensili per utente. Il metodo principale resta il “ripping”, ovvero il download illegale da piattaforme di streaming. Questo comportamento persiste nonostante l’ampia disponibilità di servizi musicali legali come Spotify e Apple Music, suggerendo che fattori economici, come i costi degli abbonamenti premium, continuino a giocare un ruolo importante nelle scelte degli utenti.
Per quanto riguarda le pubblicazioni, la situazione appare relativamente stabile, con una media di 2,7 accessi mensili per utente. Questa categoria comprende libri, riviste e fumetti, ma sono i manga a emergere come il contenuto più frequentemente piratato, specialmente tra i più giovani. L’accesso avviene prevalentemente tramite dispositivi mobili, il che riflette l’importanza crescente di questa categoria per le generazioni più giovani.
Un altro settore colpito è quello dei software, che ha visto un aumento della pirateria del 6% nel 2023, raggiungendo una media di 0,88 accessi mensili per utente. In particolare, i giochi per dispositivi mobili rappresentano la categoria più interessata, con una crescente domanda da parte degli utenti, spesso scoraggiati dai costi percepiti come elevati per i prodotti originali.
Lo studio dell’EUIPO mette in evidenza diversi fattori economici e sociali che influenzano la diffusione della pirateria digitale. Ad esempio, alti livelli di disuguaglianza di reddito, disoccupazione giovanile e una popolazione giovanile numerosa sono spesso associati a tassi più elevati di accessi a contenuti piratati. Al contrario, un PIL pro capite elevato e una maggiore consapevolezza delle offerte legali disponibili tendono a ridurre l’incidenza della pirateria.
João Negrão, Direttore esecutivo dell’EUIPO, ha sottolineato l’importanza di affrontare le cause profonde della pirateria. Secondo Negrão, il panorama digitale è in continua evoluzione, e così anche i modelli di violazione del diritto d’autore. È quindi indispensabile garantire un accesso equo a contenuti legali e sensibilizzare il pubblico sugli effetti negativi della pirateria.
La lotta alla pirateria digitale richiede un approccio coordinato e multi-livello. La Commissione Europea ha adottato due raccomandazioni principali per affrontare il problema: la prima mira a contrastare la pirateria di eventi sportivi e altri eventi in diretta, mentre la seconda si concentra sul rafforzamento delle normative esistenti contro la contraffazione. In questo contesto, l’EUIPO gioca un ruolo cruciale, offrendo strumenti come Agorateka, una piattaforma che aiuta i consumatori a individuare offerte legali di contenuti online. Lo studio evidenzia che una maggiore consapevolezza delle alternative legali potrebbe ridurre significativamente i tassi di pirateria.
Il rapporto dell’EUIPO si basa su un’analisi dettagliata dei comportamenti degli utenti di internet tra i 15 e i 74 anni, monitorando la media mensile di accessi a contenuti piratati. Le categorie esaminate includono film, musica, pubblicazioni, software e contenuti televisivi. Oltre a raccogliere dati quantitativi, lo studio incorpora analisi qualitative per comprendere meglio le motivazioni che spingono gli utenti a ricorrere a contenuti illegali.
In conclusione, la pirateria digitale resta una sfida complessa e multidimensionale. Mentre alcune categorie, come il cinema, mostrano segnali di miglioramento grazie a un’offerta legale sempre più accessibile, altre – come gli eventi sportivi e i software – continuano a essere gravemente colpite. La collaborazione tra istituzioni, fornitori di contenuti e piattaforme tecnologiche sarà essenziale per sviluppare soluzioni sostenibili e ridurre l’impatto della pirateria sull’ecosistema digitale. Sensibilizzare il pubblico e promuovere alternative legali rappresentano, dunque, passi fondamentali verso un futuro più equo e sicuro nel panorama digitale europeo.