La diffusione dell’IA non è omogenea sul territorio nazionale. Il Centro-Nord guida la classifica con il 67,8% delle imprese che utilizzano l’IA, concentrate principalmente in Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna e Veneto
Negli ultimi anni, il panorama tecnologico italiano ha visto una crescente attenzione verso l’intelligenza artificiale. Tuttavia, i numeri raccontano una storia di adozione ancora limitata: nel 2024, solo l’11,4% delle imprese italiane ha integrato l’IA nel proprio patrimonio tecnologico. Un dato che, sebbene in crescita rispetto al 5,7% registrato nel 2021, lascia intravedere un lungo percorso da compiere per colmare il divario rispetto alle principali economie europee.
Gli investimenti previsti
Secondo l’analisi di Unioncamere e Dintec, basata sui dati dell’Osservatorio Punti Impresa Digitale delle Camere di Commercio, il sistema produttivo italiano sta progressivamente riconoscendo il valore strategico dell’IA. Tra il 2025 e il 2027, il 18,9% delle imprese prevede di investire in questa tecnologia, posizionandola al primo posto tra le priorità tecnologiche. “Le tecnologie digitali sono strumenti indispensabili per sostenere la crescita e la competitività delle nostre imprese”, afferma Andrea Prete, presidente di Unioncamere. “Pensiamo alle enormi potenzialità dell’IA, ancora in gran parte da esplorare, e alla necessità di supportare le aziende nei processi di digitalizzazione”, ha aggiunto.
Attraverso iniziative come i Punti Impresa Digitale (Pid), sono già state coinvolte 750.000 aziende, con l’obiettivo di raggiungerne oltre un milione entro il prossimo triennio. La collaborazione con enti di ricerca italiani sarà fondamentale per creare una rete di supporto che favorisca l’incontro tra domanda e offerta di tecnologia.
Le imprese che utilizzano l’IA
La diffusione dell’IA non è omogenea sul territorio nazionale. Il Centro-Nord guida la classifica con il 67,8% delle imprese che utilizzano l’IA, concentrate principalmente in Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. Milano, Roma, Torino, Verona e Reggio Emilia emergono come poli di eccellenza. Al contrario, il Sud e le isole faticano a tenere il passo, evidenziando la necessità di politiche mirate per ridurre il divario geografico.
Dal punto di vista settoriale, l’IA è prevalentemente adottata nel settore dei Servizi, che rappresenta il 75,2% delle imprese che la utilizzano. All’interno di questo segmento, spiccano i Servizi di informazione e comunicazione, dove l’IA è impiegata per la produzione di software e consulenza informatica. Seguono, con percentuali più ridotte, i settori Manifatturiero e Commercio (circa il 10%) e l’Agricoltura, che resta all’avanguardia in casi specifici ma ancora marginale nel panorama complessivo.
Nonostante le prospettive positive, l’Italia deve affrontare alcune sfide cruciali per accelerare l’adozione dell’IA. Tra queste, spiccano:
- la carenza di competenze specializzate: molte imprese lamentano difficoltà nel reperire professionisti qualificati;
- il ritardo delle PMI: le piccole e medie imprese, che costituiscono il cuore del tessuto produttivo italiano, sono spesso restie a investire in tecnologie avanzate;
- la necessità di infrastrutture adeguate: per sfruttare appieno le potenzialità dell’IA, è essenziale disporre di una rete di supporto robusta, dalle infrastrutture digitali ai centri di ricerca.
Verso un’intelligenza artificiale consapevole
Il cammino verso un’adozione diffusa e consapevole dell’IA richiede una visione strategica. L’Italia è chiamata a giocare un ruolo chiave nella catena del valore dell’AI, puntando su ricerca, formazione e sviluppo di applicazioni innovative. Come sottolineato da Mario Nobile, Direttore Generale di AGID “è fondamentale scegliere con rapidità dove posizionarsi nella filiera dell’IA, tra infrastrutture di base e applicazioni avanzate”.
Solo con un approccio integrato e inclusivo, il Paese potrà superare le attuali criticità e sfruttare appieno le opportunità offerte da una tecnologia destinata a ridefinire il futuro delle imprese e della società.