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L’app di DeepSeek non è più disponibile negli store online in Italia

L’app di DeepSeek, azienda cinese di intelligenza artificiale, è stata rimossa dagli store in Italia. Scopriamo il motivo

L’app di DeepSeek, l’azienda cinese di intelligenza artificiale, non è più disponibile sugli store italiani per smartphone. Non è più scaricabile né dall’App Store di Apple né dal Play Store di Google, anche se il servizio continua a funzionare per chi l’aveva già installata. Le motivazioni di questa rimozione non sono ancora chiare, e DeepSeek non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito.

DeepSeek non è più disponibile negli store online in Italia, perché?

Il Garante per la Privacy in Italia aveva inviato martedì una richiesta di informazioni alle società che gestiscono il servizio, ma non è chiaro se questa iniziativa abbia portato alla rimozione dell’app dagli store. Nel 2023, una situazione simile si verificò con OpenAI e ChatGPT, che vennero temporaneamente bloccati dopo un’istruttoria del Garante sulla protezione dei dati personali. Tuttavia, nel caso di DeepSeek, l’ente italiano ha finora solo richiesto informazioni senza imporre restrizioni dirette sul servizio.

L’app di DeepSeek non è più disponibile negli store online in Italia – Anthony Kwan/Getty Images – Cryptohack.it

 

L’app di AI generativa ha guadagnato grande popolarità negli ultimi giorni, scalando le classifiche delle app gratuite più scaricate. Nonostante la rimozione dagli store, il sito web di DeepSeek risulta ancora accessibile, sebbene con rallentamenti. Inoltre, l’app continua a funzionare su dispositivi in cui era già stata installata.

Il Garante per la Privacy, guidato da Pasquale Stanzione, ha inviato la richiesta di informazioni alle società Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, ritenute responsabili della piattaforma. L’authority ha chiesto chiarimenti sul trattamento dei dati personali, incluse le modalità di raccolta, la base giuridica dell’elaborazione e la destinazione delle informazioni. Inoltre, è stato richiesto di specificare in che modo gli utenti vengano informati su questi aspetti e sui processi di addestramento del modello di AI utilizzato da DeepSeek. Le aziende cinesi hanno venti giorni per rispondere.

Probabilmente, per evitare complicazioni, DeepSeek ha deciso di ritirare momentaneamente l’app dagli store italiani, mantenendo però attivo il sito web. Tuttavia, una prova recente ha evidenziato che il servizio online risulta limitato, specialmente per le ricerche web in tempo reale. Il chatbot, invece, continua a funzionare, ma con dati aggiornati solo fino all’autunno del 2023.

I rischi per la privacy secondo gli esperti

Secondo Ernesto Belisario, avvocato esperto di diritto digitale, il principale problema di DeepSeek è che segue la normativa cinese, non quella europea o statunitense. Questo implica standard di protezione diversi per i consumatori e possibili difficoltà legali per gli utenti italiani. Ad esempio, in caso di contenzioso, si dovrebbe ricorrere al tribunale di Hangzhou.

Un altro punto critico è la quantità di dati raccolti dalla piattaforma. Oltre ai classici input e output, DeepSeek memorizza informazioni sul dispositivo, indirizzo IP, sistema operativo e pattern di scrittura. Questi dati vengono conservati su server cinesi senza un termine di cancellazione definito, il che potrebbe implicare un uso prolungato delle informazioni anche dopo la cancellazione dell’account. Inoltre, per creare un account su DeepSeek, gli utenti devono fornire dati personali come email, numero di telefono e data di nascita.

Il leak del database di DeepSeek

Come se non bastasse, il 29 gennaio i ricercatori di Wiz, una società di sicurezza cloud, hanno segnalato che DeepSeek ha lasciato un database esposto online. Questo avrebbe reso accessibili oltre un milione di record, incluse richieste degli utenti e token di autenticazione API. La falla di sicurezza potrebbe aver compromesso informazioni sensibili degli utenti, aggravando ulteriormente le preoccupazioni per la privacy.

Il precedente con OpenAI

Il Garante per la Privacy monitora regolarmente le piattaforme digitali per garantire la protezione dei dati personali. Nel 2023, aveva chiesto chiarimenti a OpenAI riguardo a ChatGPT, portando alla temporanea sospensione del servizio in Italia. Negli Stati Uniti, intanto, si discute se DeepSeek possa rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, analogamente a quanto accaduto con TikTok. La Marina Militare statunitense ha già vietato l’uso del chatbot ai propri marinai, mentre l’amministrazione Biden sta valutando se la piattaforma cinese debba essere sottoposta a restrizioni più severe.

Nel frattempo, OpenAI ha accusato DeepSeek di aver copiato i suoi modelli tramite una tecnica chiamata “distillazione”, utilizzata per ottimizzare modelli di AI replicando le funzionalità di quelli più avanzati. Questo potrebbe dare il via a ulteriori controversie tra le due società, aggiungendo un altro livello di complessità al caso.

In definitiva, la scomparsa di DeepSeek dagli store italiani potrebbe essere solo un episodio temporaneo o il primo passo di una regolamentazione più rigida sulle piattaforme di AI generativa in Europa.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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