Anche se negli ultimi mesi l’intelligenza artificiale (IA) ha fatto degli enormi passi avanti, alcuni dei suoi limiti restano ancora evidenti. Per esempio, neppure gli algoritmi più avanzati possono prescindere dall’intervento dell’uomo, che dice loro su cosa lavorare tramite un prompt e aggiusta il tiro poco per volta per raggiungere il risultato voluto. Eppure dei primi passi per arrivare a delle intelligenze artificiali “indipendenti” non sono mancati. Il più importante risponde al nome di AutoGPT, un progetto nato dall’idea dello sviluppatore di Significant Gravitas Toran Bruce Richards e basato, come intuibile, sul celebre GPT-4 di OpenAI.
Di cosa si tratta di preciso? È un’applicazione open source sviluppata in Python che permette agli utenti di eseguire GPT-4 e altri modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) dando vita a degli agenti del tutto autonomi. Il sistema è basato su una logica del tutto analoga a quella di ChatGPT, ma riduce al minimo l’intervento dell’uomo. In seguito al prompt iniziale, AutoGPT fa tutto da solo, basandosi su numerose fonti pre-caricate per fornire una risposta unica. In pratica l’IA si “autoalimenta” sviluppando un elenco di obiettivi intermedi da soddisfare per fornire la miglior risposta possibile alla richiesta iniziale dell’utente. Può persino svolgere delle ricerche autonome sul web e migliorare il proprio codice, diventando sempre più efficiente con il passare del tempo. È proprio questa capacità di crescita spontanea a differenziare AutoGPT da tutti gli altri sistemi di intelligenza artificiale esistenti.
Il codice di AutoGPT è a disposizione di chiunque sulla piattaforma GitHub. Non bisogna pagare per usarlo, tuttavia priva di poter testare con mano quella evoluzione dell’IA è necessario registrarsi o fornire la propria chiave API OpenAI. In alternativa si può utilizzare Godmode, uno strumento generato da AutoGPT al quale chiunque può accedere tramite browser.
Alcuni esperti del settore ritengono che AutoGPT potrebbe rappresentare un primo sguardo a un futuro nel quale al posto delle IA ci saranno le AGI (Artificial General Intelligence), algoritmi intelligentissimi capaci di emulare il funzionamento della mente umana e di svolgere in maniera autonoma una vasta gamma di compiti. Simili sistemi non si limiterebbero più ad attingere alle nozioni apprese durante il loro addestramento, ma diventerebbero capaci di ampliare le proprie conoscenze in maniera autonoma e applicarle con maggiore efficienza rispetto ai modelli attuali, ancora poco capaci di “pensare fuori dagli schemi” per soddisfare le richieste degli utenti in modo creativo.
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