Una scoperta fatta dall’intelligenza artificiale potrebbe aprire nuovi scenari importanti in campo medico. Un team di ricercatori canadesi, guidato da Gary Liu, Denise Catacutan e Khushi Rathod si è affidato all’IA per rintracciare le molecole antibatteriche efficaci contro l’Acinetobacter baumannii, uno dei più resistenti ai più potenti antibiotici disponibili (fluorochinoloni, aminoglicosidi, carbapenemi). L’algoritmo del software Mit di Boston ha così selezionato, in un paio d’ore e tra 6.680 molecole mai analizzate prima, i 240 candidati migliori, numero che è stato poi ulteriormente scremato a 9 per poi arrivare soltanto a un candidato migliore, ovvero “RS102895” (rinominato “abaucina”).
Lo studio del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Cambridge, dell’Università di Harvard e dell’Università McMaster di Hamilton, in Canada, pubblicato sulla rivista Nature Chemical Biology, ha rivelato il procedimento utilizzato per raggiungere il risultato. I ricercatori hanno coltivato il batterio in laboratorio e lo hanno esposto a circa 7.500 composti chimici diversi. La struttura di ciascuno di questi, insieme alle informazioni associate alla loro efficacia, è stata poi affidata all’algoritmo, che ha individuato in soli due ore e tra settemila candidati, il candidato più efficace per combattere l’Acinetobacter baumannii. Quest’ultimo si trova tendenzialmente negli ospedali e può portare a gravi infezioni. I ricercatori hanno poi testato in laboratorio il nuovo antibiotico osservando la sua particolare efficacia nell’impedire al batterio di sviluppare la resistenza al farmaco.
“Lo studio è interessante per vari motivi , soprattutto per il meccanismo d’azione della molecola, che è nuovo: l’abaucina sarebbe capace di togliere energia al batterio, bloccandone le attività. Tutti gli antibiotici sviluppati fino ad oggi funzionano in modo diverso“, commenta Francesco Scaglione, farmacologo clinico all’ospedale Niguarda e docente di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano. “Non sappiamo se l’abaucina diventerà un farmaco, perché la maggior parte dei composti individuati dall’intelligenza artificiale non riesce a superare i trial clinici sull’uomo. Funziona contro il superbatterio, ma ora sarà necessario valutare gli eventuali effetti collaterali e la farmacocinetica (ovvero l’effetto che produce sull’organismo), incluso il livello di assorbimento. La scoperta è comunque importante, anche perché una volta individuato un nuovo meccanismo d’azione si possono apportare modifiche alla molecola selezionata per migliorarne la performance”. conclude il professore.
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