L’avvento del web, risalente ormai a più di trent’anni fa, ha cambiato il modo di inviare e ricevere informazioni. La diffusione della conoscenza, sempre più facile e veloce, è diventata essenziale per il funzionamento della società moderna, nella quale in ogni istante una quantità incalcolabile di dati viaggia da un dispositivo all’altro, spesso attraversando distanze che in passato sarebbero state giudicate incolmabili, perlomeno in tempi brevi. In mezzo a questo marasma di informazioni possono esserci delle informazioni riservate che non dovrebbero mai finire nelle mani sbagliate. È qui che entra in gioco una delle grandi insidie dell’era moderna: i malware. Considerabili come un’evoluzione degli ormai obsoleti virus, questi software non devono essere presi sottogamba, perché possono causare dei danni enormi.
La repentina evoluzione della tecnologia può rendere facile sottovalutare i rischi insiti in alcune azioni quotidiane, come guardare un video in streaming o caricare dei dati sul Cloud, il cui funzionamento è oscuro alla maggior parte delle persone. E se già è difficile conoscere appieno i servizi più noti, quelli che rappresentano il “futuro” sono ancora più nebulosi. È il caso dell’Edge, che può essere descritto come un ambiente (fisico) nel quale si raccolgono i dati, formato da componenti hardware all’esterno di un data center. Sotto vari punti di vista può essere considerato una sorta di evoluzione naturale del Cloud. I pirati informatici possono sfruttare la scarsa conoscenza e attenzione dell’utente per mettere in pericolo le sue informazioni personali, magari ricorrendo a un ransomware. Quest’ultimo è un malware che “prende in ostaggio” i dati, costringendo il proprietario a pagare una somma in denaro per riottenerli.
Il modo più efficace per difendersi dai malware è affidarsi a Endpoint Detection and Response (EDR), una soluzione di sicurezza che include il monitoraggio e la raccolta in tempo reale dei dati di sicurezza tramite un meccanismo automatico di risposta alle minacce. Un antivirus può far parte di un sistema EDR, ma da solo non basta a garantire una protezione sufficiente, soprattutto nel caso di realtà aziendali. Molti utenti sono abituati a proteggere solo i PC e al massimo i server, ma ormai la lista dei device che andrebbero difesi dai malware è diventata lunghissima. Al suo interno ci sono gli smartphone, i tablet, gli smartwatch e le smart tv. Questi dispositivi fanno sempre più parte di un ecosistema connesso, nel quale molti dati viaggiano da un device all’altro.
E mentre le case diventano più intelligenti, anche i criminali informatici affinano le proprie capacità: grazie a un arsenale di strumenti, tattiche e tecniche assai vasto possono violare con facilità tutto ciò che non è adeguatamente protetto. Per difendersi al meglio bisogna informarsi sui rischi che si corrono e dotarsi di tutti gli strumenti difensivi del caso.
Autore: Marco Marra
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