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Meta “chiede scusa” a Trump per il ban: risarcimento da 25 milioni

La casa madre di Facebook e Instagram ha deciso di porre fine alla causa iniziata quattro anni fa con un accordo. La maggior parte dei soldi sarà usata per aprire una biblioteca

Ormai Donald Trump è presente su tutti i social, ma c’è stato un periodo in cui il presidente degli Stati Uniti era bannato sia da Twitter (prima che diventasse una proprietà di Elon Musk) che da Facebook e Instagram. La cancellazione dei suoi account avvenne in seguito alla pubblicazione di alcuni post nei quali il tycoon aveva elogiato le persone coinvolte nelle violenze avvenute a Capitol Hill il 6 gennaio 2021, quando vari sostenitori dell’allora ex presidente avevano assaltato il Campidoglio per contestare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020. Ora che Trump è tornato al potere, Meta ha deciso di porre fine con un risarcimento alla causa intestata dall’inquilino della Casa Bianca quattro anni fa.

L’accordo tra Meta e Trump

L’accordo pone fine alla causa davanti alla corte federale di San Francisco. Nel complesso Meta verserà 25 milioni di dollari, 22 dei quali saranno destinati al fondo per la creazione di una biblioteca intitolata a Trump e alla copertura delle spese legali. Tuttavia l’intesa non prevede che l’azienda fondata da Elon Musk debba ammettere pubblicamente di aver agito in maniera scorretta. Questa mossa rappresenta un ulteriore passo avanti verso il riavvicinamento tra Mark Zuckerberg e Donald Trump, che nelle ultime settimane ha subito una discreta accelerata.

Mark Zuckerberg | EPA/TASOS KATOPODIS – Cryptohack.it

Il fondatore di Meta non si è limitato a partecipare alla cerimonia d’insediamento del nuovo presidente assieme ad altri grandi nomi del settore della tecnologia, ma ha anche rimosso il fact checking da Facebook, andando così ad eliminare una delle caratteristiche del social media meno gradite a Trump e a chi sostiene le sue idee politiche.

L’addio al fact cheking su Facebook

Il fact cheking era stato introdotto su Facebook nel 2016, quando la diffusione di informazioni false sulla piattaforma aveva raggiunto livelli allarmanti in prossimità delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Affidandosi a dei fact checker indipendenti, il social era riuscito in parte mettere un freno alla disinformazione, anche se neppure questo sforzo era bastato a far sparire del tutto contenuti legati a teorie del complotto o alle informazioni antiscientifiche. Gli utenti più vicini alle idee politiche di Trump sono sempre stati particolarmente contrati al fact checking, visto come una forma di censura inaccettabile.

Dopo averlo difeso per parecchio tempo, di recente Zuckerberg sembra aver cambiato idea. Il CEO di Meta ha dichiarato che il fact cheking si è rivelato troppo influenzato dalle preferenze politiche e ha distrutto “più fiducia di quanta ne abbia creata”, in particolare negli Stati Uniti. Secondo il miliardario, i risultati delle recenti elezioni hanno dimostrato l’esistenza di un’ampia fetta della popolazione che reputa la libertà di espressione una priorità. Meta ha quindi deciso di rendere la piattaforma più permissiva nei confronti di alcuni contenuti, inclusi quelli riguardanti argomenti controversi come l’immigrazione o l’identità di genere. Zuckerberg ha comunque ammesso che rinunciare al fact cheking per sostituirlo con un modello simile alle “note della comunità” di X apre le porte alla possibilità che il numero di post problematici presenti sulla piattaforma aumenti (come del resto è già avvenuto sull’ex Twitter in seguito ai cambiamenti apportati da Elon Musk).

Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing.

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