Per quanto utile, l’Intelligenza artificiale (Ia) porta con sé delle insidie che non sono passate inosservate agli occhi degli esperti, soprattutto perché la sua evoluzione sta avvenendo con una velocità inaspettata. Anche se le immagini che genera non sono ancora perfette, spesso riescono a essere abbastanza verosimili da ingannare gli osservatori meno attenti e lo stesso vale per i testi scritti da GPT-4, spesso difficili da distinguere da quelli che potrebbe realizzare una persona. Dei simili strumenti possono avere un impatto in molti settori, tra cui anche quello della politica. L’ha dimostrato il recente intervento al Senato dell’esponente di Azione Marco Lombardo, che, nell’ambito di una discussione generale sul ddl di ratifica di un accordo con la Svizzera sui lavoratori frontalieri, ha letto un testo scritto quasi interamente da Chat GPT.
L’intervento scritto dall’Ia
“Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo qui per discutere un provvedimento di fondamentale importanza per migliaia di lavoratori transfrontalieri e per i territori di confine tra Italia e Svizzera”, ha dichiarato Lombardo prendendo la parola. Un incipit normalissimo, al quale è seguito un discorso altrettanto ordinario. È stata proprio questa falsa sicurezza a rendere così potente la rivelazione finale di Lombardo, che ha ammesso di aver appena letto un intervento scritto per intero dall’Ia, al quale si è limitato ad aggiungere poche righe di testo, quelle necessarie a spiegare la natura del suo esperimento.
“Quanti di noi oggi sono in grado di distinguere un testo prodotto dall’intelligenza umana e un flusso di pensieri prodotto da un algoritmo di Intelligenza artificiale?”, ha chiesto il senatore all’aula. “Mi sembrava giusto che in Senato si aprisse una riflessione, anche la politica deve capire l’impatto che l’Ia può avere, nel bene e nel male. Le opportunità sono enormi, ma bisogna essere consapevoli dei rischi, per esempio delle possibili ingerenze straniere, delle fake news che si possono veicolare”, ha aggiunto. Lombardo, che oltre a essere un politico insegna anche diritto europeo all’università e ha da sempre un occhio attento alle nuove tecnologie, ha poi ammesso la presenza di alcune piccole imperfezioni nel discorso. “C’è un errore nel passaggio sul tema del telelavoro, che non tiene conto degli ultimi aggiornamenti su questa modalità di prestazione di lavoro, ma era giusto mantenere anche l’inesattezza“, ha spiegato.
L’uso dei deepfake in politica
Oltre ai testi generati dall’Ia, anche le immagini e i video ottenuti dai vari algoritmi rappresentano un’insidia per la comunicazione politica. L’ha dimostrato un filmato pubblicato dal Comitato Nazionale Repubblicano (RNC) ad aprile 2023, nel corso della stessa giornata in cui Joe Biden ha dato il via alla campagna per la sua ri-elezione alla prossima chiamata alle urne. Il video è stato interamente realizzato con immagini generate dell’Intelligenza artificiale e pensato per mostrare agli elettori le possibili conseguenze di un secondo mandato dell’attuale presidente degli Stati Uniti, tra cui un aumento dei crimini, frontiere più aperte che mai, una guerra in corso con la Cina e l’economia al collasso. Nel caso in questione, l’RNC è stato piuttosto trasparente sulla natura delle foto utilizzate, ma in futuro una simile forma di comunicazione potrebbe essere usata in modo più subdolo per screditare un avversario scomodo senza troppa fatica.
Per trovare un esempio concreto della possibile disinformazione causata dai deepfake basta fare un salto con la memoria a gennaio 2023, quando su Twitter è apparso un video fasullo raffigurante Biden intento ad annunciare un “reclutamento” finalizzato all’invio di soldati statunitensi in Ucraina. Molti utenti hanno pensato che il filmato fosse vero, anche perché la scritta “generato con l’Ia” è stata rimossa piuttosto in fretta. Alcuni esperti hanno previsto un’era in cui la fiducia nei media tradizionali crollerà e diventerà sempre più difficile distinguere il vero dal falso. Forse non siamo ancora arrivati a quel punto, ma di certo sarebbe meglio non sottovalutare questi primi campanelli d’allarme.