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Robot, anche le loro mani avranno il senso del tatto

Anche i robot potranno contare presto su delle mani capaci di percepire il senso del tatto.

È quanto è emerso da uno studio pubblicato recentemente sulla nota rivista di settore Science Robotics, dal titolo “A hierarchical sensorimotor control framework for human-in-the-loop robotic hands”.

Uno studio, a suo modo, rivoluzionario e che apre la porta a numerosi scenari, oltre che a infinite applicazioni.

Dall’ambito medico a quello industriale, le nuove mani robotiche potrebbero davvero modificare il Mondo in cui viviamo.

Dieci università coinvolte

Lo studio in questione è stato condotto su scala mondiale ed è il frutto della collaborazione scientifica tra undici autori differenti, appartenenti a dieci diverse università.

Una collaborazione diretta dall’Università di Genova, grazie al lavoro compiuto da Lucia Seminara, membro del Dipartimento di ingegneria navale, elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni.

A partecipare al progetto, sempre per l’Università di Genova, è stato anche Fulvio Mastrogiovanni, del Dipartimento di informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi.

L’Università di Pisa ha messo in campo, invece, Matteo Bianchi, mentre l’Università di Roma Tor Vergata Alessandro Moscatelli.

Passando ai nomi esteri, la collaborazione ha coinvolto anche Strahinja Dosen (Aalborg University, Danimarca), Simon Watt (Bangor University, Galles), Philipp Beckerle (Università di Norimberga, Germania), Thrishantha Nanayakkara (Imperial College London, Inghilterra), Knut Drewing (Università di Giessen, Germania), Roberta L. Klatzky (Carnegie Mellon University Pittsburgh, USA) e Gerald E. Loeb (University of Southern California Los Angeles, USA).

Foto | Pexels @ThisIsEngineering

Lo studio

Attualmente, le mani robotiche e protesiche disponibili in commercio sono molto sofisticate, ma non sono ancora in grado di far provare il senso del tatto a chi le indossa.

Riuscire a donare questo senso anche a queste mani artificiali sarebbe quindi di grande importanza per ampliare sensibilmente l’orizzonte delle loro applicazioni in vari campi, da quello medico a quello industriale.

Un fac-simile sempre più fedele di una mano umana, per intenderci, come spiegato dalla già citata Lucia Seminara:

“L’interazione umana con il Mondo si basa in modo cruciale sul tatto. Le mani robotiche e protesiche disponibili in commercio sono dotate di articolazioni sempre più sofisticate, ma tipicamente mancano di ‘feedback tattile’, nonostante la grande varietà di sensori che possono essere integrati sulla mano artificiale come una pelle elettronica. Questo significa che la sfida attuale consiste nell’interfacciare efficacemente gli esseri umani con questi arti artificiali abilitati al tatto”.

Una sfida che, per il gruppo di ricercatori, deve portare a una condivisione sempre maggiore tra macchina e uomo:

“Prendiamo ispirazione dai principi gerarchici del controllo sensomotorio umano per proporre un quadro concettuale in cui il controllo dell’arto artificiale viene condiviso tra la macchina e l’essere umano, con un grado di condivisione che dipende dal contesto e dal tipo di applicazione considerata”.

Foto | Unsplash @PossessedPhotography

Infinite applicazioni

Qualora il risultato perseguito dagli esperti dovesse essere raggiunto, potenzialmente infinite sarebbero le applicazioni per queste nuove mani robotiche dotate di tatto.

Lo ha spiegato la stessa Seminara, in un contributo pubblicato su UniGe.life:

“Questo quadro concettuale permette di identificare chiaramente linee di ricerca che potrebbero condurre a sviluppare mani artificiali dotate di senso del tatto che siano in grado di dialogare in modo efficace con l’essere umano. Il paradigma del controllo condiviso è utilizzabile in una varietà di applicazioni. A un estremo ci sono contesti tipo quello protesico, in cui l’essere umano deve poter avere il completo controllo dell’arto artificiale, a parte in quelle situazioni in cui l’arto artificiale potrebbe agire autonomamente mimando i riflessi gestiti dal sistema nervoso autonomo negli umani. All’altro estremo sta la robotica autonoma, in cui il robot ha la propria autonomia e l’interazione tra i due agenti autonomi (umano-robot) si limita a fasi di sincronizzazione”.

Dalle protesi mediche ai robot utilizzati a livello industriale, moltissimi settori potrebbero beneficiare di questa grande innovazione, portando concreti benefici all’uomo.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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