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Approfondimenti

Tecnologia per curare la sclerosi multipla: dai robot ai videogiochi

Tecnologia a supporto della salute. Accade ormai sempre più spesso di leggere notizie riguardanti l’utilizzo di mezzi tecnologici come strumento di cura per persone affette da alcune patologie e questa è una di quelle.

In occasione del 28° Congresso del Network Rehabilitation in Multiple Sclerosis (RIMS) che si sta tenendo in questi giorni a Genova (dal 4 al 6 maggio), si sta, infatti, approfondendo il tema legato all’uso della tecnologia come mezzo riabilitativo utile a chi soffre di sclerosi multipla.

Una tematica che merita di essere approfondita.

Tecnologia contro la sclerosi multipla

Gli esperti coinvolti nel 28° Congresso del Network Rehabilitation in Multiple Sclerosis, in svolgimento in queste ore in Liguria, hanno spiegato come sempre più studi confermino l’efficacia e la validità dell’utilizzo della tecnologia come strumento di cura contro la sclerosi multipla.

Al fianco dei mezzi tradizionali, l’uso di robot, realtà virtuale, videogiochi, telemedicina, pedane, solo per citare alcuni esempi, sta assumendo un ruolo di protagonismo sempre maggiore e lo sta facendo con successo.

A certificarlo sono proprio i massimi esperti del settore, arrivati a Genova da tutto il Mondo, per potersi confrontare di persona nel meeting organizzato dal direttore sanitario del Servizio Riabilitazione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, Giampaolo Brichetto, coordinatore anche della ricerca sulla riabilitazione di AISM attraverso la sua fondazione e in collaborazione con l’Università di Genova e l’Istituto Italiano di Tecnologia.

Un incontro molto importante e utile ad approfondire lo studio delle tecnologie applicate alla cura della sclerosi multipla, oltre che a capire quali passi potranno (o dovranno) essere compiuti in futuro in questa direzione.

Foto | Pexels @KindelMedia

Pedane smart e robot

“Le tecnologie, ormai, sono coinvolte in tutte le fasi del percorso di cura e riabilitazione delle persone con sclerosi multipla e si stanno dimostrando molto efficaci, per esempio, per la valutazione della severità della malattia e soprattutto per il percorso riabilitativo, sia nei suoi aspetti motori che cognitivi”.

Queste parole pronunciate nel corso dell’evento da Andrea Tacchino, ricercatore della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, sono utili a capire come la tecnologia sia già diventata uno strumento di cura indispensabile nella lotta contro la sclerosi multipla.

Sono, infatti, sempre di più le piattaforme tecnologiche usate nel processo di riabilitazione da parte di diversi pazienti.

Qualche esempio? Le pedane smart, ovvero quelle pedane intelligenti che, interagendo con dei sensori applicati sul corpo del paziente, possono aiutarlo a svolgere correttamente determinati esercizi fisici, fornendo allo stesso tempo sia al soggetto interessato che al medico curante (o allo specialista di supporto) un feedback costante, soprattutto per quanto riguarda tre parametri: posizione, movimenti ed equilibrio.

Un altro esempio è, invece, quello riguardante i robot.

Nello specifico, esiste una macchina (sempre abbinata a dei sensori posti sul petto) in grado di registrare la posizione del tronco e verificare la postura del paziente.

Uno strumento molto utile per permettere al soggetto affetto da sclerosi multipla di svolgere degli esercizi specifici, mentre il fisioterapista può controllare e modificare i parametri del robot da un tablet o da un touchscreen in ogni momento, come spiegato ancora una volta da Andrea Tacchino:

“Uno degli strumenti che utilizziamo si chiama Hunova ed è un robot sviluppato da Movendo Technology. Sostanzialmente, si tratta di una pedana dotata di una bascula sulla quale la persona sta in piedi ed è sottoposta a diverse perturbazioni in varie posizioni: in questo modo si cerca di lavorare sull’equilibrio”.

Mentre la piattaforma esegue il suo movimento, simulando diverse tipologie di resistenza, il paziente si intrattiene con quelli che sembrano quasi dei giochi, ma che in realtà sono esercizi utili a ricreare i movimenti che si vogliono stimolare.

“In questi esercizi di equilibrio, la persona deve cercare di mantenere il baricentro entro una certa area. I sensori rilevano il movimento e forniscono un feedback al fisioterapista, che quindi può dare istruzioni su come fare l’esercizio nel modo più corretto possibile. Al momento, stiamo finalizzando un piccolo studio pilota per valutare l’efficacia di questo strumento rispetto ad approcci più tradizionali”.

Ha chiosato sempre Andrea Tacchino.

Foto | Pexels @CottonbroStudio

Videogiochi e visori

Oltre agli strumenti sopra citati, nella cura della sclerosi multipla vengono spesso utilizzati anche oggetti tecnologici che vengono indossati direttamente dal paziente.

Mezzi di cui ha parlato Giacinto Barresi, ricercatore in neuroergonomia all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova:

“Esistono dei device indossabili sensorizzati, così come dei sistemi di telemedicina, app, dispositivi per la stimolazione magnetica transcranica, tecniche di modellazione e simulazione, algoritmi di apprendimento o riconoscimento automatico e intelligenza artificiale”.

Restando sul tema della riabilitazione cognitiva, FISM ha avviato anche un progetto di telemedicina per verificare che un trattamento riabilitativo seguito da remoto possa essere efficace tanto quanto uno in presenza.

Uno studio fondamentale, come sottolineato sempre da Brichetto:

“Il RIMS vuole portare fra gli operatori e la comunità della sclerosi multipla le ultime evidenze scientifiche e conoscenze in ambito riabilitativo, così da diffondere le buone pratiche e migliorare la qualità della vita delle persone con sclerosi multipla. Sempre di più sono gli studi che hanno dimostrato come l’approccio riabilitativo produca dei risultati importanti sul decorso della malattia e che per farlo al meglio sia necessario il coinvolgimento di molte figure professionali, ossia di un approccio interdisciplinare”.

Questa, dunque, sembra la strada da seguire. Affinché la tecnologia possa ricoprire un ruolo di supporto alla salute sempre più importante.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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