Telegram dovrà consegnare i dati alle autorità che li richiederanno

Questo è soltanto il nuovo capitolo di una lunga ed estenuante vicenda. A ufficializzare la cosa è stato Pavel Durov, il fondatore, in persona

Adesso è ufficiale: Telegram dovrà consegnare i dati alle autorità che li richiederanno. Alla fine Pavel Durov, il fondatore di Telegram appunto, ha dovuto cedere alle pressioni, dopo l’arresto dello scorso 24 agosto da parte delle autorità francesi. Su di lui pendono 12 capi d’imputazione e al momento è stato rilasciato su cauzione. Quindi, in sostanza, i dati degli utenti che sono sospettati di svolgere attività illegali saranno consegnati alle autorità che si appellano alla collaborazione di Telegram. Questo è soltanto il nuovo capitolo di una lunga ed estenuante vicenda. A ufficializzare la cosa è stato Pavel Durov in persona: “Non permetteremo che i malintenzionati mettano a rischio l’integrità della nostra piattaforma per quasi un miliardo di utenti”, in estrema sintesi il suo messaggio ai 13 milioni di utenti che lo seguono direttamente su Telegram.

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Telegram | pixabay @Vika_Glitter

Ma quali dati possono essere consegnati alle autorità? Prima di questo nuovo capitolo, appunto, Telegram collaborava con le autorità solo ed esclusivamente quando di mezzo c’erano comprovate attività terroristiche. Invece, ora tutto cambia: alla polizia saranno forniti i dati degli utenti, in particolare gli indirizzi Ip e i numeri di telefono di “coloro che violano le nostre regole possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a valide richieste legali”.

Cosa cambia?

Come riporta il Corriere della Sera, una definizione più ampia che è stata inserita anche nelle condizioni d’uso della piattaforma e che apre nuovi scenari di moderazione sull’app che è stata definita come un “paradiso anarchico” per le attività illegali. Per seguire questo obiettivo ci sarà una forma rinnovata di moderazione dei contenuti e delle ricerche verrà applicata sull’app. “Tutti i contenuti problematici che abbiamo identificato nella funzione di ricerca non sono più accessibili”, ha spiegato sempre Pavel Durov.

E le novità non sono finite qui. Perché è stata rimossa la funzionalità per cercare le persone vicine: “Veniva usata da meno dello 0,1% degli utenti, ma aveva problemi con bot e scammer”, si è giustificato il fondatore, finito in manette il 24 agosto. Ma a dire il vero, se proprio bisogna dirla tutta, in realtà un altro dei problemi che affliggeva la funzionalità erano gli account utilizzati per promuovere attività illegali “per prossimità”.

Il problema delle attività illegali

Certo, Telegram non va pensato come un luogo nel quale regna l’illegalità. Lo ha spiegato la stesso Pavel Durov: “Mentre il 99,999% degli utenti di Telegram non hanno nulla a che fare con il crimine, lo 0,001% coinvolto in attività illecite creano una cattiva reputazione per l’intera piattaforma, mettendo a rischio gli interessi di quasi un miliardo di utenti. Ecco perché quest’anno ci impegniamo a trasformare la moderazione su Telegram da un’area di critica a un’area di lode”, la sua giustificazione nella scelta di passare a una linea più morbida.

Detto questo, in questi giorni l’iter giudiziario francese sta andando avanti, non si sta fermando. Gli inquirenti transalpini hanno accusato il capo di Telegram di complicità con la criminalità organizzata e nel possesso di immagini di minori a carattere pornografico, fra le diverse accuse a suo carico.

Chi è Pavel Durov

Pavel Durov è nato nel 1984 a Leningrado, in quella che era ancora l’Unione Sovietica. Però, la sua infanzia l’ha trascorsa in Italia, precisamente a Torino, per poi fare ritorno in Russia per frequentare il liceo e l’università (filologia). Il padre è russo, la madre è francese (ha, infatti, il doppio passaporto) ed è suo fratello Nikolai (si racconta sia un genio dell’informatica) il suo fidato compagno d’affari. Pavel Durov ha un modello al quale si ispira: si tratta di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (e che con la sua società, negli anni, ha acquistato la chat di messaggistica WhatsApp e Instagram).

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Telegram | pixabay @usnetv

Infatti, il primo progetto dei fratelli Durov si chiama VK (o Vkontakte, per esteso), un social network che ricorda molto da vicino Facebook. Ancora attivo e molto utilizzato in Russia, è fino ad oggi il 30° sito più visitato al mondo. Ma questo successo non spinge comunque Pavel Durov a continuare su questa strada. Lui segue la libertà da ogni costrizione e pressione politica. Ha già le idee chiare su un sistema di comunicazione basata su Internet priva di regolamentazioni, moderazioni dall’alto, costrizioni. Da qui la nascita di Telegram nel 2013 con l’obiettivo di poter dare ai propri concittadini (e non solo) una piattaforma dove le comunicazioni potessero essere sicure, veloci e soprattutto private.

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