La stampa internazionale non arresta gli attacchi a Bitcoin e alle emissioni del mining – processo attraverso il quale vengono estratti Bitcoin utilizzando la potenza di calcolo degli hardware dei partecipanti alla rete -.
Questa volta si tratta di The Guardian, che pubblica quello che sembra essere un vero e proprio comunicato stampa scritto da Green Peace USA , materiale pubblicitario della campagna Change the Code avviata dalla popolare ONG finanziata da progetti che si dicono concorrenti diretti di Bitcoin.
Sembrerebbe che ci siano delle inesattezze all’interno quanto pubblicato dal The Guardian, creando così della vera e propria disinformazione su temi importanti.
L’articolo di The Guardian e Skull of Satoshi
L’articolo scritto dalla testata britannica The Guardian, intitolato Bitcoin è terribile per l’ambiente – potrà mai diventare green?, inizia parlando dell’opera dell’artista Benjamin Von Wong fatta in collaborazione con Green Peace: un gigantesco teschio verde all’interno del cassone di un camion parcheggiato fuori dall’ufficio di Fidelity Investments, società di gestione finanziaria globale.
Il Skull of Satoshi, che prende il nome dallo pseudonimo dello sviluppatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto, è composto quasi interamente da schede di computer e dotato di alte ciminiere poste di solito in cima alle centrali elettriche a carbone.
Il progetto vuole fare riferimento alle importanti quantità di carbonio emesse dall’estrazione della criptovaluta Bitcoin, attività portata avanti da Fidelity.
L’articolo parte dalle posizioni di Greenpeace USA, il quale ha lanciato lo scorso anno la campagna Change the Code che predica il passaggio di Bitcoin a un sistema di consenso Proof of Stake – la validazione dei blocchi avviene tramite deposito di capitali senza mining – come ha fatto recentemente Ethereum.
“Mentre i grandi marchi finanziari speculano nel mondo delle criptovalute, gli ambientalisti vogliono assicurarsi che sappiano che non si tratta solo di una scommessa finanziaria: c’è anche un rischio ambientale” si legge sull’articolo di The Guardian.
Nell’articolo vengono citati i report di Alex De Vries, riportati molto spesso dai diffamatori di Bitcoin e che sono stati già contestati scientificamente più volte.
Questi report però, avendo scelto il versante più proficuo, continuano a essere diffusi a profusione da grandi giornali e, a volte, persino dai governi.
Greenpeace USA contro Fidelity
Al di là del tono molto istituzionale, simile a un comunicato stampa, che traspare leggendo l’articolo, vengono citati alcuni gruppi ambientalisti quando in realtà si tratta interamente di Greenpeace USA che cita la controparte Fidelity, la quale avrebbe la colpa di offrire prodotti finanziari basati anche su Bitcoin.
Si leggono nell’articolo parole di Rolf Skar, direttore della campagna di Greenpeace USA: “Sembra che Fidelity non voglia parlare della questione (l’addentrarsi nell’estrazione della criptovaluta Bitcoin ndr). Finora hanno rifiutato la nostra richiesta di parlare, ma è un invito per loro e per altri a farsi avanti e a destinare risorse per affrontare il problema dell’estrazione di bitcoin a livello globale. Pensiamo che si possa fare”.
Ma perché creare queste campagne contro Bitcoin? Semplice: portano visitatori e lettori al giornale, hanno la potenzialità di rinnovare sodalizi politici trasversali e perché si prospetta che la questione mining Bitcoin sarà una delle centrali nel prossimo turno di elezioni nei paesi che contano.
L’attacco a Fidelity ricalca quello di un’altra nemica di Bitcoin, la senatrice Elizabeth Warren, la quale ha affermato poche settimane fa di aver messo in piedi un esercito anti-crypto e che combatte ogni giorno negli USA per l’eliminazione totale del comparto.