La Corte di Cassazione ha stabilito che i messaggi WhatsApp possono essere utilizzati come prove nei processi civili, purché ne sia garantita l’autenticità
La recente sentenza numero 1254 del 2025 emessa dalla Corte di Cassazione segna un cambiamento fondamentale nel panorama giuridico italiano, poiché riconosce per la prima volta che i messaggi scambiati tramite WhatsApp possono essere utilizzati come prove documentali nei processi civili, a patto che ne venga garantita l’autenticità. Questa decisione ha importanti implicazioni per cittadini e aziende, specialmente in contesti di indagini fiscali.
La questione è emersa da una controversia tra un cliente e una ditta di serramenti. Il cliente aveva pagato solo un terzo dell’importo totale concordato, sostenendo che gli accordi fossero stati rispettati. La ditta, d’altra parte, reclamava l’intero pagamento. Inizialmente, il Tribunale di Pavia si era schierato a favore del cliente, ritenendo insufficienti le prove presentate dalla ditta. Tuttavia, in appello, la Corte di Appello di Milano ha accolto come prova decisiva uno screenshot di un messaggio WhatsApp che confermava l’importo dovuto, evidenziando l’importanza delle comunicazioni digitali nelle dispute legali.
La decisione della Corte di Cassazione si inserisce in un contesto in cui le prove digitali stanno acquisendo sempre più rilevanza. Affinché uno screenshot di una chat WhatsApp possa essere considerato valido in sede legale, devono essere rispettati alcuni criteri fondamentali:
Sebbene la sentenza riguardi una causa civile, ha ripercussioni significative nel campo fiscale. Fino ad oggi, il fisco si era avvalso di informazioni provenienti da banche dati e social network, ma le comunicazioni su WhatsApp erano rimaste una zona grigia. Con questa nuova pronuncia, le conversazioni su WhatsApp diventano strumenti probatori legittimi anche nelle indagini fiscali, a condizione che la loro autenticità venga garantita.
Nel 2017, la Cassazione aveva già sottolineato l’importanza di acquisire il supporto informatico originale in caso di contestazione. La sentenza del 2025, tuttavia, rappresenta un’evoluzione chiara: per la prima volta, le chat di WhatsApp vengono riconosciute esplicitamente come prove valide, anche in assenza di intercettazioni preventive.
Questa decisione solleva interrogativi sulle implicazioni per la privacy degli utenti. Le comunicazioni su WhatsApp, spesso considerate uno spazio privato, possono ora essere utilizzate come prove legali. Di conseguenza, le aziende devono gestire con cautela le comunicazioni digitali per evitare rischi fiscali. L’utilizzo di WhatsApp per scopi lavorativi comporta rischi inaspettati, specialmente quando si tratta di condividere informazioni sensibili.
Un esempio pratico potrebbe riguardare una controversia contrattuale: uno screenshot di una conversazione potrebbe rivelarsi cruciale se una parte conferma esplicitamente l’obbligo di pagamento. Se la controparte non è in grado di contestare l’autenticità di tale messaggio, questo acquista piena validità probatoria, nonostante l’assenza di una firma autografa.
Tuttavia, non mancano le preoccupazioni. La possibilità che uno screenshot venga estrapolato dal contesto o falsificato rappresenta un rischio concreto. Ciò solleva interrogativi sul bilanciamento tra il diritto alla riservatezza degli utenti e l’interesse pubblico nella lotta contro l’evasione fiscale.
Il tema della privacy diventa centrale. La sentenza della Cassazione non solo segna un cambiamento significativo nel trattamento legale delle comunicazioni digitali, ma apre anche un dibattito su come proteggere i diritti degli utenti in un contesto in cui le informazioni personali possono essere utilizzate in sede legale. È fondamentale garantire che le prove siano autentiche e contestualizzate per evitare abusi e garantire un giusto processo.
In questo contesto, sarà essenziale monitorare gli sviluppi futuri e le interpretazioni giuridiche che emergeranno in relazione a questa sentenza. La crescente digitalizzazione delle comunicazioni quotidiane richiede un adeguamento delle normative vigenti per tutelare adeguatamente i diritti degli utenti, in particolare in un panorama complesso come quello fiscale.
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